venerdì 27 aprile 2012

IN HONOREM - Intervento dell’Arcivescovo Alessandro D'Errico


Intervento dell’Arcivescovo ALESSANDRO D’ERRICO
alla cerimonia di presentazione del libro
  di Večernji list in suo onore
(Mostar, 21 marzo 2012)

Al molto che è stato detto con tanta benevolenza circa la mia missione in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro, vorrei aggiungere solo alcune brevi considerazioni, di carattere più personale, che forse potranno essere utili a chi avrà la pazienza e il tempo di sfogliare qualche pagina del libro che oggi è presentato.

 1.      Anzitutto una questione, che forse qualcuno si è già posto. Perché ho accettato che si pubblicasse un libro sul mio servizio in BiH (dal 2006) e in Montenegro (dal 2010)? La risposta è molto semplice. Ho accettato perché mi è sembrato meritevole di considerazione questo progetto, nel quale ho visto soprattutto l’intenzione di presentare al largo pubblico - e in qualche modo di lasciare ad perpetuam rei memoriam - qualcosa di scritto circa il modesto contributo che anch’io, per grazia di Dio, mi sono trovato a dare in questa regione al dialogo tra i popoli e le civiltà, alla tolleranza, all’armonia sociale, alla Santa Sede, e a queste belle Chiese particolari. 
A dir la verità, rimasi anche un poco imbarazzato quando, circa un anno fa, fui informato che si pensava ad un libro circa le mie attività in BiH e in Montenegro. Ma alla fine ritenni doveroso accettare, perché pensai che il libro non era dedicato solo alle mie attività, ma sopratutto alla missione che la Nunziatura Apostolica cerca di svolgere in BiH, a nome della Santa Sede.

 2.      Come sapete, l’annuncio del mio trasferimento in BiH avvenne il 21 novembre 2005; e cioè, nel giorno del decimo anniversario della firma dell’Accordo di Dayton (che nel 1995 aveva finalmente chiuso la pagina drammatica della guerra).
Ricordo che quando il Cardinale Angelo Sodano, allora Segretario di Stato di Sua Santità, mi comunicò che il Santo Padre Benedetto XVI mi chiedeva di essere Nunzio Apostolico in BiH, fui preso anche da un po’ di apprensione, per ciò che avevo sentito e letto sulla complessa situazione di queste terre, che tra l’altro aveva portato alla guerra degli inizi degli anni ’90. Ed anche perché sapevo bene che questo è un Paese al quale la Santa Sede guarda con particolare attenzione, per il fatto che la BiH tradizionalmente è un singolare punto d’incontro di popoli, di civiltà e di religioni.
La Provvidenza di Dio ha disposto che arrivassi a Sarajevo in un momento di particolare importanza per la vita della Chiesa. Com’è stato menzionato anche qui, fin dalla prima Visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo (1997), si stava studiando la possibilità di un Concordato tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina. Così, grazie anche alla concomitanza di favorevoli circostanze, potei subito condurre a buon termine i negoziati per la firma e la ratifica dell’Accordo di Base, nonostante parecchie difficoltà che continuavano a presentarsi, com’è documentato in questo libro da varie testimonianze.
Poi vennero la Commissione Mista per l’applicazione dell’Accor-do di Base, l’Accordo per l’Ordinariato Militare, l’Accordo di Base con il Montenegro, l’Intesa fra la nostra Facoltà di Teologia Cattolica e l’Università Statale di Sarajevo, le Visite in Vaticano delle più alte Autorità di BiH e del Montenegro. Ad un livello più specificamente ecclesiale, vorrei menzionare le nomine del Vescovo Ausiliare di Banja Luka e dell'Ordinario Militare, l'istituzione della Commissione Internazionale sul fenomeno di Medjugorje, le Visite del Cardinale Tarcisio Bertone e dell'Arcivescovo Dominique Mamberti.
È stato detto giustamente che questi eventi ormai sono consegnati alla storia della Chiesa in BiH e in Montenegro. Tuttavia, consentitemi di aggiungere che, accanto a questi avvenimenti di rilevanza storica, ce ne sono stati altri meno eclatanti, più discreti, ma altrettanto importanti. Penso in particolare ai contatti che abbiamo stabilito con tante autorità civili e religiose. Ritengo che questo aspetto non sia da trascurare, perché costituisce come il presupposto degli eventi maggiori ai quali ho accennato.
Ovviamente, non sono mancati momenti di imbarazzo o, se volete, di difficoltà. Penso sopratutto alle circostanze in cui mi son trovato a dover presentare posizioni o decisioni della Santa Sede, che erano un po’ diverse da quelle attese dai miei interlocutori. Specialmente allora mi sono affidato allo Spirito Santo - al quale ho consacrato il mio ministero episcopale con il motto “Veni Sancte Spiritus” – ed ho ripetuto a me stesso e ai miei Collaboratori il vecchio adagio che “ambasciator non porta pena”. In ogni caso, a scanso di equivoci, vorrei ripetere anche qui che presso la Santa Sede ho sempre cercato di essere preciso ed accurato, fin allo scrupolo, nel presentare le istanze di queste personalità e di queste terre, pur nell’assoluta fedeltà alle istruzioni che mi venivano impartite dal Santo Padre e dai Superiori.

3.      C’era anche un’altra ragione per accettare la proposta degli amici di Večernji list. In questi quasi trentatré anni di servizio alla Santa Sede in giro per il mondo, più volte ho dovuto costatare che non sempre sono chiari il ruolo e la funzione di un Nunzio Apostolico. Perciò, ho accolto la proposta del libro anche al fine di contribuire a chiarire un po’ meglio le attività e le competenze di un Nunzio Apostolico. 
Sono lieto di costatare che in diversi qualificati contributi di questa pubblicazione viene messo in evidenza che la funzione di un Nunzio Apostolico non può intendersi riduttivamente come quella di un diplomatico; e neppure solo come quella di un Arcivescovo inviato dal Papa al servizio della comunione tra le Chiese, del dialogo ecumenico e interreligioso. I due aspetti – quello diplomatico e quello ecclesiale – vanno considerati come le due facce di un’unica medaglia.
Personalmente sono convinto che la funzione diplomatica è al servizio di quella ecclesiale; e cioè, uno strumento al servizio della Santa Sede, e dei più alti ideali di cui essa si fa promotrice, nella società e nelle relazioni con altre civiltà. Ora voglio augurarmi che anche da queste pagine possa risultare più chiaro il ruolo di un Rappresentante Pontificio.

4.      Consentitemi di aggiungere una piccola confidenza, se vogliamo chiamarla così. Nei mesi scorsi mi sono domandato più volte se valeva la pena di aggiungere la parte dedicata a discorsi ed omelie che ho tenuto in varie circostanze: me lo domandavo un po’ per discrezione, un po’ perché mi chiedevo se i miei interventi erano degni di tanta considerazione. 
Ora, vorrei che fosse chiaro che questi discorsi e queste omelie non hanno nessuna pretesa di offrire un particolare contributo di novità, né da un punto di vista teologico, né da quello della dottrina internazionalistica. Sono semplicemente gli interventi di un Rappresentante Pontificio, maturati in circostanze a volte liete, a volte delicate. Si propongono di rispondere alle sfide del momento, e – soprattutto – di partecipare la sollecitudine del Santo Padre e della Santa Sede per queste Chiese e per questi popoli. Qualche volta essi intendono anche trasmettere istruzioni impartitemi dai Superiori. Ma posso assicurare che sono sempre il frutto di lunga riflessione e intensa partecipazione. Perciò, vi chiederei di leggerli in questa prospettiva, di servizio alla Chiesa e a questi popoli ai quali sono stato inviato.

5.      Così pure, sento il dovere di dire qualche cosa circa la sezione del libro dedicata alle testimonianze. Quando un anno fa il Sig. Pavković, Don Tolj e il Prof. Herceg mi dissero che si pensava anche di domandare qualche breve riflessione ad illustri personalità che mi avevano conosciuto in questi anni, risposi che l’idea mi sembrava semplicemente spropositata, ben conoscendo il peso delle responsabilità che grava sulle loro spalle. Poi, sono stato informato dei contributi che hanno dato non solo il Card. Puljić, il Vescovo Komarica - Presidente della Conferenza Episcopale - ed emeriti studiosi, ma anche ben note personalità politiche di BiH, del Montenegro e della Croazia.    
Ebbene, sono molto onorato dal fatto che tra queste ci siano quelle di Presidenti, Ministri, Ambasciatori, Politici e Presidenti di Partiti, Leaders religiosi. Ad essi va la mia grande gratitudine, per il tempo che hanno voluto dedicare a questa iniziativa e per i lusinghieri apprezzamenti che hanno espresso per la mia missione.

6.      Last but not least, sono veramente grato agli amici di Večernji list-edizione BiH e di Styria per la tenacia con cui hanno voluto che questo libro vedesse la luce. Ringrazio il Sig. Jozo Pavković e Don Ivan Tolj, per l’attenzione con cui il giornale, ed essi personalmente, accompagnano il mio servizio di Rappresentante Pontifico. Viva gratitudine sento di dover esprimere al Comitato ad hoc costituito al fine di portare avanti l’iniziativa, per il gran lavoro a cui i suoi membri si sono sobbarcati per la pubblicazione di questo libro. Un particolare ringraziamento va al carissimo Prof. Nevenko Herceg, Presidente del Comitato ad hoc, per il grande impegno che si è assunto di coordinare l’iniziativa; a tutti coloro che hanno dato il loro contributo per questa raccolta di studi e documenti; ai miei Collaboratori a Sarajevo, di oggi e di ieri, perché senza la loro preziosa collaborazione sarebbe stato veramente difficile andare incontro alle richieste dei curatori.
Grazie a tutti voi, cari amici qui presenti questa sera, perché con la vostra partecipazione rendete questa cerimonia ancora più significativa. Nella vostra presenza trovo la conferma di un personale convincimento. E cioè: se durante questi anni la Nunziatura Apostolica ha potuto vedere qualche frutto del suo lavoro, ciò è stato possibile anche perché abbiamo trovato accoglienza cordiale da parte di tante persone di buona volontà, e molta disponibilità a tutti livelli. Una volta di più, mi è caro ripetere che insieme, sottolineo insieme, possiamo trovare il coraggio e la determinazione per affrontare le sfide di oggi e di domani, per il bene dei popoli e dei cittadini di questa regione. Grazie!

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