Dr. sc. Marijan Šunjić, prof.emer. |
IN HONOREM - Alessandro
D'Errico, Nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina
L'intenzione
principale di questo libro è quello di rendere omaggio ad un
diplomatico e uomo straordinario: il Nunzio Apostolico in
Bosnia-Erzegovina Alessandro D'Errico. Quest’atto di omaggio lo si
realizza mediante una descrizione dettagliata delle sue attività
nell'ultimo tumultuoso periodo storico dal 2005 fino ad oggi. Questa
presentazione sarebbe incompleta e anche incomprensibile se venisse a
mancare una disamina dettagliata delle condizioni in cui il Nunzio ha
operato, una descrizione della complessa situazione geopolitica delle
condizioni e delle difficoltà che si sono verificate in questa parte
d'Europa e attraverso le quali sono è passati la Bosnia e, in
particolare, i croati cattolici. Questo quadro storico ricco e
sociologico dà un grande valore aggiunto al libro.
Il libro inizia con una
prefazione del Cardinale Vinko Puljić, alla quale fa seguito un
articolo introduttivo di mons. Tomo Vukšić I Romani Pontefici e il
popolo croato. La maggior parte del testo è diviso in quattro
capitoli e termina con una postfazione dal Vescovo Franjo Komarica.
L'articolo del Vescovo
Tomo Vukšić I Pontefici romani e il popolo croato offre una
panoramica molto buona circa i rapporti storici dei Croati con la
Santa Sede dagli inizi fino alla visita del papa Giovanni Paolo II a
Banja Luka nel 2003. Si pone l'accento su alcuni eventi chiave quali:
il riconoscimento dello Stato croato e l'approvazione della liturgia
slava (Giovanni III), i rapporti con i governanti bosniaci, tra cui
il destino di Caterina Vukčić Kosača, moglie del penultimo re
bosniaco Stjepan Tomaš, la grande attività di Papa Sisto V, l'aiuto
fornito dal Papa nella difesa dall'invasione ottomana, il tutto fino
ai giorni nostri. L'autore, in forma molto argomentata, copre
l'intero campo di argomenti e i diversi quadri nazionali, in cui si è
trovato in questo lungo periodo il popolo croato.
Utilissime sono
quelle parti che, in forma sintetica, parlano delle specificità e
della struttura della Santa Sede, della modalità d'azione del Papa,
del suo ruolo nella storia europea politica e spirituale e degli
importanti cambiamenti che si sono verificati in questo campo.
Capitolo I. La
Diplomazia della Santa Sede in Bosnia-Hercegovina comincia con
l'articolo del professor dr. sc. fra Iko Skoko Il rapporto tra la
Santa Sede e la Bosnia fino al riconoscimento dell'indipendenza (fino
al 2000). Il tema è trattato, in parte, dall'articolo precedente, ma
si concentra sulla zona della Bosnia-Erzegovina e si caratterizza per
lo stile e il modo conciso dell'esposizione. Questo articolo rende
particolarmente importante e dettagliata la cronologia e la
descrizione di ciò che sia il professore dr. sc. Franjo Sanjek, sia
l'autore chiamano il "nodo gordiano bosniaco",
l'apparizione dell'eresia e tutto ciò che, dopo, è accaduto nei
rapporti tra la Santa Sede e i sovrani bosniaci (anche quelli
croato-ungheresi), sia sul piano religioso che quello politico.
Quello che segue è una descrizione dell'attività dei domenicani e
dei francescani, le conquiste ottomane e la caduta del regno
bosniaco. La sezione successiva descrive i rapporti, ancora non
sufficientemente studiati, della Santa Sede dal 1463 al 1878, il
processo di islamizzazione forzata e la penetrazione degli ortodossi
e, infine, la difficile condizione dei cattolici come risulta dalle
relazioni dei visitatori apostolici. Il periodo più recente è
analizzato in forma esauriente, innanzitutto l'Impero austro-ungarico
(1878-1918), quindi il Regno della Jugoslavia (1918-1941), il NDH (lo
Stato Indipendente di Croazia) e la SFR Jugoslavia, il tutto fino
alla disgregazione della Jugoslavia.
Per
meglio capire l'attività del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico,
tema principale di questo libro, nell'articolo del vescovo Vukšić
La diplomazia della Santa Sede e la missione del Nunzio apostolico al
servizio dell'uomo e dei valori vengono, prima di tutto, descritti
brevemente gli obiettivi, i principi e le modalità di azione della
diplomazia della Santa Sede. Già precedentemente è stato
sottolineato l'unicità della struttura e lo status della Santa Sede
che è, allo stesso tempo, il centro globale e spirituale di tutti i
cattolici e uno Stato nel contesto del diritto internazionale, con
tutti gli attributi e le funzioni. Sia lo status della Santa Sede sia
l'ininterrotta tradizione di attività lungo duemila anni, danno alla
diplomazia della Santa Sede, un carattere specifico che l'autore
illustra anche con l'esempio concreto di impegno in
Bosnia-Erzegovina. Vorrei solo aggiungere che nella sua attività
diplomatica nel territorio della disintegrata Jugoslavia, nella nuova
situazione venutasi a creare, in particolare in Bosnia-Erzegovina,
Croazia, Slovenia, la Santa Sede, spinta dall'urgenza della
situazione, ha addirittura rinunciato ad alcuni dei suoi principi e
per prima ha assunto iniziative volte a porre fine ai conflitti
armati e al raggiungimento di una pace giusta. Questo si vede meglio
nell'articolo del prof. dr. sc. fra Velimir Blažević L'impegno del
papa Giovanni Paolo II e della diplomazia vaticana per la
Bosnia-Erzegovina durante la guerra in Bosnia 1992-1995. L'articolo
descrive in dettaglio e in forma documentata gli interventi pubblici
del Santo Padre, la diffusione della verità sulla guerra in
Bosnia-Erzegovina, gli appelli per la fine della guerra e il
ristabilimento della pace, le preghiere e gli appelli a soccorrere le
vittime, nonché i pressanti inviti alla riconciliazione e al perdono
dopo l'interruzione dei conflitti armati. Altrettanto importante, se
non più importante, è quell'attività diplomatica invisibile della
Santa Sede, che si è impegnata presso la cosiddetta comunità
internazionale allo scopo di intervenire e mettere la parola fine
all'aggressione, così come il riconoscimento internazionale dei
paesi emergenti nella speranza che questo possa contribuire a
stabilire la pace. La Santa Sede è stata tra i primi Stati a
riconoscere la Slovenia, la Croazia e la Bosnia-Erzegovina
nell'aprile del 1992, allacciando relazioni diplomatiche e inviando
il suo primo Nunzio Apostolico, mons. Francesco Monterisi.
I successivi tre
articoli descrivono la drammatica visita pastorale di papa Giovanni
Paolo II a Sarajevo nell'aprile del 1997, la visita a Banja Luka nel
giugno del 2003, e anche le visite nella Repubblica di Croazia. Mons.
Ivo Tomšević nell'articolo Esperienze di un Nunzio in
Bosnia-Erzegovina descrive gli anni di preparazione per una visita a
Sarajevo a cui ha collaborato anche il Nunzio Apostolico, con molti
dettagli interessanti che illustrano tutta l'incertezza e i possibili
pericoli a cui è andato incontro, coraggiosamente, il Santo Padre, a
anche tutti coloro che in quei giorni hanno lavorato per
l'organizzazione della visita papale. Appunto questi dettagli, visti
dal punto di vista del Nunzio e degli organizzatori diretti, sono una
preziosa e istruttiva testimonianza di questi eventi storici.
Mons. Ante Orlovac
nell'articolo Le due visite del papa Giovanni Paolo II in
Bosnia-Erzegovina, scrive anch'egli su questi avvenimenti, in qualità
di partecipante diretto, con particolare accento al clima sociale,
economico e politico in cui si sono verificate le due visite papali,
fornendoci quindi un altro punto di vista su questi eventi,
complementare ai precedenti. Entrambi questi testi contengono una
forte nota personale che impedisce loro di essere una fredda
descrizione cronologica e consentendoci di comprendere meglio sia il
coraggio di tutti i partecipanti sia il carattere di eventi stessi.
Il terzo articolo,
intitolato La seconda visita pastorale del Santo Padre Giovanni Paolo
II in Bosnia-Erzegovina (Banja Luka, 22 giugno 2003) - Viaggio
Apostolico al servizio della fede, della speranza e dell'amore, è
uscito dalla penna di una persona altamente qualificata ed informata
il Cardinale Angelo Sodano, ex Segretario di Stato di Sua Santità,
il primo dei suoi collaboratori. La storia confermerà il ruolo di
primo piano svolto dal Cardinale Sodano in tutte le missioni
affidategli dal Santo Padre.
Fanno seguito due
articoli sulla regolamentazione delle questioni giuridiche tra la
Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina dopo il raggiungimento
dell'indipendenza. Il vescovo mons. Tomo Vukšić nell'articolo Le
relazioni tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina – dal
riconoscimento dell'indipendenza fino ad oggi, fa l'analisi di due
importanti documenti: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina, e l’Accordo tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici,
membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina.
Va posto l'accento sul
fatto che, negli ultimi tempi, la definizione della posizione dei
fedeli cattolici e delle relazioni della Santa Sede con gli altri
paesi non sono più regolate da concordati, ma da accordi molto più
flessibili e realistici come è stato fatto, per esempio, nel caso
della Repubblica di Croazia: questo esempio è stato seguito da altri
paesi post-comunisti. Data l'importanza di questo nuovo approccio
vengono elencate le singole parti dell'articolo che meritano
un'attenta lettura per la comprensione: Preparazione dell'accordo;
Riferimento ai principi, Personalità giuridica, Libero esercizio
della missione apostolica, Libertà di culto, Beni temporali della
Chiesa, Istituti educativi e caritativi, forze militari e di
sicurezza; la Questione dei matrimoni, i Possibili problemi e la
ratifica dell'Accordo, il Protocollo aggiuntivo all'accordo di base
tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina.
Il vescovo Vukšić,
nei due successivi brevi articoli, fornisce una panoramica
comparativa di questi rapporti nella regione multiconfessionale in
cui si trova la Bosnia-Erzegovina. Il primo articolo L'Accordo di
base tra la Santa Sede e il Montenegro, e poi L'importanza ecumenica,
dialogica e politica dell'Accordo della Bosnia-Erzegovina con la
Santa Sede, con i capitoli: La Bosnia-Erzegovina e il Montenegro più
vicini agli standard europei, La Chiesa Cattolica non vuole
privilegi, La parità di diritti per tutte le comunità religiose.
Questi due articoli
sono una buona integrazione e spiegazione di alcuni importanti
elementi degli Accordi sopraccitati; a tutto questo si collega bene
anche l'articolo L'Accordo di base tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina nel rapporto con la comunità ortodossa e
mussulmana, uscito dalla penna di mons. Pietro Parolin, ex
sottosegretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati e
attualmente Nunzio Apostolico in Venezuela. Questo testo, in realtà,
si basa su una lezione tenuta, nel 2009, durante una conferenza
internazionale dal titolo: „The Holy See and the States of
Post-Communist Europe. Key Aspects of their Relations Twenty
Years after the Fall of the Berlin Wal“, presso la Pontificia
Università San Tommaso d'Aquino. Esso si compone
di tre parti. La prima tratta della situazione storica delle comunità
religiose in Bosnia-Erzegovina nel contesto politico e sociale. La
seconda parte descrive le fasi più importanti della preparazione,
firma, ratifica e modifica del già nominato Accordo di base e del
Protocollo Addizionale; mentre la terza parte discute l'importanza
dell'Accordo nel suo significato ecumenico e interreligioso. Notiamo
che c'è una grande copertura riguardo la trattazione di questi temi
anche negli altri articoli di questo libro rivista ma, il particolare
valore di questo testo deriva dal fatto che su questi temi scrive un
autore di grande esperienza che gli consente di avere, su tutti
questi problemi, una visione più ampia - specialmente di tipo
giuridico – e un'altra prospettiva di tipo complementare.
Nell'articolo
L'erezione della Facoltà teologica cattolica, il vescovo Tomo Vukšić
scrive su questo importante evento grazie al quale la Facoltà di
teologia cattolica è stata inserita nell'Università di Sarajevo il
28 febbraio 2011, con la firma dell'Accordo di diritti e doveri
reciproci con l'Università di Sarajevo, e dopo che il Cardinale
Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione romana per
l'Educazione Cattolica, ha firmato il decreto con il quale si eleva
la Teologia Cattolica Vrhbosna di Sarajevo - la più antica
istituzione di istruzione superiore in Bosnia-Erzegovina - al livello
di facoltà teologica. Questo evento è frutto di anni di
preparazione a cui ha partecipato anche il Nunzio Apostolico
Alessandro D'Errico.
Il Capitolo II dal
titolo Il messaggero di pace: l'arcivescovo Alessandro D'Errico, è
dedicato alla descrizione dettagliata della vita e dell'opera del
Nunzio Apostolico. Si inizia con un reportage sul suo luogo natale
Frattamaggiore, vicino Napoli, segue poi una descrizione del suo
percorso sacerdotale a partire dall'ordinazione avvenuta il 24 marzo
1974. Zoran Krešić e l'ex segretario del Nunzio, Valdemar, hanno
preparato una breve presentazione della carriera diplomatica del
Nunzio, durante la quale ha prestato servizio nelle Nunziature
apostoliche in tutto il mondo: in Thailandia (dal 1977 al 1981), in
Brasile (dal 1981 al 1984), in Grecia (dal 1984 al 1986), in Polonia
(1992-1998) e in Pakistan (dal 1998 al 2005).-paragrafo da rivedere
L'articolo
successivo Raccolta delle più significative omelie, conferenze,
discorsi, interviste, lettere e di altri interventi pubblici del
Nunzio Alessandro D'Errico, preparati da Zoran Krešić è molto
interessante, perché illustra la persona del Nunzio da un altro
punto di vista meno formale - come uomo e come amico. L'articolo
consiste, come da titolo, in una raccolta dei suoi discorsi tenuti in
varie occasioni e in luoghi diversi. Essi rivelano che il Nunzio non
solo possiede un'ottima conoscenza della storia dei Croati cattolici
nella regione, con tutti i momenti belli e difficili, ma anche una
familiarità con i tanti problemi e dolori che attualmente affliggono
i Croati.
Si può poi notare
qualcosa di insolito che lo fa discostare dalla solita prassi
„diplomatica“ e dal riserbo: il Nunzio si identifica con le
persone a cui si rivolge, condivide le loro preoccupazioni e
sofferenze ma, allo stesso tempo, come un buon pastore e
rappresentante del Sommo Pontefice, indica loro la strada giusta e li
incoraggia. Sorprende la sua conoscenza delle circostanze e ancor di
più la prontezza all'impegno concreto e, „senza peli sulla
lingua“, la cura dei giusti interessi degli emarginati e delle
persone lese. Particolarmente interessante è l'intervista del
Nunzio con il giornalista Jozo Pavković, in cui si espone una
visione generale della sua vita e le sue opinioni personali sulle
questioni trattate in questo libro.
Il Capitolo III
intitolato Le testimonianze – i racconti sul Nunzio, contiene le
dichiarazioni sul Nunzio rilasciate da persone pubbliche e famose: i
presidenti della Repubblica di Croazia e del Montenegro, un membro
presidenziale della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, il Presidente
della Repubblica Serba e altre illustri personalità. Anche se ciò
che meglio descrivere la figura del Nunzio è il suo lavoro e le sue
parole, come testimoniano i testi di questo volume, l'immagine è ben
completata dalle numerose dichiarazioni di elogio, rilasciate sulla
base di posizioni molto diverse e di esperienze personali.
Il Capitolo IV
contiene gli allegati che riguardano i documenti giuridici, presi in
esame in forma dettagliata anche nel capitolo I. Essi sono stati
preparati dal vescovo Tomo Vukšić. Sono i testi bilingue
(inglese-croato) dei Trattati tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina, il Protocollo Addizionale all'accordo tra la Santa
Sede e la Bosnia-Erzegovina, l’Accordo tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici,
membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina e il testo
(italiano-montenegrino) dell'Accordo di Base tra la Santa Sede e il
Montenegro. Questa raccolta di saggi, dedicata al Nunzio Apostolico
in Bosnia Erzegovina Alessandro D'Errico, si conclude con una
calorosa postfazione del vescovo Franjo Komarica.
Permettetemi di
concludere. Da quanto detto è evidente che questo libro ha molti
livelli e raggiunge diversi obiettivi importanti.
• La descrizione
dell'azione e della luminosa figura del Nunzio Apostolico Alessandro
D'Errico è il modo migliore di riconoscimento e di apprezzamento per
l'impegno saggio e generoso a favore del popolo croato e di tutti gli
altri cittadini della Bosnia-Erzegovina.
• L'attività del
Nunzio Apostolico, inserita nel necessario quadro politico e sociale,
consente una corretta valutazione e apprezzamento delle sue
posizioni e di quelle della Santa Sede, o più precisamente del Capo
della Chiesa cattolica, sia nell'immediato che nella storia
precedente. Sono state anche offerte indicazioni utili sulla
struttura e sul lavoro diplomatico della Santa Sede.
• Un aspetto importante
di questa attività è la descrizione dettagliata degli sforzi della
Santa Sede e, in particolare, del papa Giovanni Paolo II per
l'instaurazione della pace in Bosnia-Erzegovina e delle sue visite
apostoliche, attraverso le quali, si possono vedere come tutte le
procedure si sono distaccate dalla prassi diplomatica abituale della
Santa Sede.
• In forma
esauriente sono presentati gli Accordi tra la Santa Sede e la
Bosnia-Erzegovina, come importante fattore di nuove relazioni, con
una loro analisi comparativa che permette di analizzare meglio ciò
che - secondo questi accordi - potrebbe e dovrebbe essere la
posizione dei cattolici nella multiconfessionale Bosnia-Erzegovina.
• Attraverso la
descrizione dell'attività e delle parole del Nunzio Apostolico
Alessandro D'Errico, pronunciate in numerose occasioni negli incontri
con i fedeli, questo libro trasmette il suo messaggio di speranza e
di incoraggiamento, tanto necessario in questi tempi difficili, a
tutti i cattolici e a tutti i cittadini della Bosnia-Erzegovina.
Su Marijan Šunjić:
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