venerdì 1 febbraio 2013

La partecipazione del Nunzio alla Settimana Teologica Pastorale di Zagabria


L'apertura dell'edizione stampata di Glas Koncila di febbraio 2013 è interamente dedicata alla riflessione ecclesiale effettuata durante la Settimana Teologica Pastorale iniziata a Zagabria il 22 gennaio scorso (vedi post su questo blog). Sulla prima pagina campeggia una foto dei numerosi partecipanti con in primo piano il Nunzio Apostolico Mons. D'Errico accanto ai cardinali Bozanic e Puljic, rispettivamente Arcivescovo di Zagabria e Arcivescovo di Sarajevo. In primo piano sono anche il vescovo Puljic, Presidente della Conferenza Episcopale Croata, ed il vescovo Komarica, Presidente della Conferenza Episcopale di Bosnia-Erzegovina.
 L'articolo riporta l'intervento del cardinale Bozanic calibrato sulle istanze teologiche poste dalle dinamiche della cultura post-moderna che investe anche la società croata. Sono ripresi anche i riferimenti teologici del pensiero di Romano Guardini e del magistero pontificio espresso al n.78 della Caritas in veritate, l'enciclica di Benedetto XVI del 29 Giugno 2009 indirizzata a tutte le componenti ecclesiali, consacrati e laici, e a tutti quelli che ricercano il bene dell'uomo nella verità e nella carità. I contenuti del lungo articolo sono anticipati anche sul portale on line di GK e possono essere approfonditi mediante il link segnalato.
Con molta precisione il titolo dell'articolo sull'edizione cartacea ripropone proprio una frase del n.78 dell'enciclica del Papa: “L'umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano”.
Il N. 78 della Caritas in veritate è anche conclusivo dell'enciclica pontificia ed in qualche modo ne rappresenta una sintesi, perciò lo propongo alla lettura intera.



78. Senza Dio l'uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. Di fronte agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla resa, ci viene in aiuto la parola del Signore Gesù Cristo che ci fa consapevoli: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5) e c'incoraggia: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt28,20). Di fronte alla vastità del lavoro da compiere, siamo sostenuti dalla fede nella presenza di Dio accanto a coloro che si uniscono nel suo nome e lavorano per la giustizia. Paolo VI ci ha ricordato nella Populorum progressio che l'uomo non è in grado di gestire da solo il proprio progresso, perché non può fondare da sé un vero umanesimo. Solo se pensiamo di essere chiamati in quanto singoli e in quanto comunità a far parte della famiglia di Dio come suoi figli, saremo anche capaci di produrre un nuovo pensiero e di esprimere nuove energie a servizio di un vero umanesimo integrale. La maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano, che ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità, accogliendo l'una e l'altra come dono permanente di Dio. La disponibilità verso Dio apre alla disponibilità verso i fratelli e verso una vita intesa come compito solidale e gioioso. Al contrario, la chiusura ideologica a Dio e l'ateismo dell'indifferenza, che dimenticano il Creatore e rischiano di dimenticare anche i valori umani, si presentano oggi tra i maggiori ostacoli allo sviluppo. L'umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano. Solo un umanesimo aperto all'Assoluto può guidarci nella promozione e realizzazione di forme di vita sociale e civile — nell'ambito delle strutture, delle istituzioni, della cultura, dell'ethos — salvaguardandoci dal rischio di cadere prigionieri delle mode del momento. È la consapevolezza dell'Amore indistruttibile di Dio che ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli, tra successi ed insuccessi, nell'incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane. L'amore di Dio ci chiama ad uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il coraggio di operare e di proseguire nella ricerca del bene di tutti, anche se non si realizza immediatamente, anche se quello che riusciamo ad attuare, noi e le autorità politiche e gli operatori economici, è sempre meno di ciò a cui aneliamo. Dio ci dà la forza di lottare e di soffrire per amore del bene comune, perché Egli è il nostro Tutto, la nostra speranza più grande.





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