mercoledì 20 marzo 2013

A Dubrovnik per la solennità di San Giuseppe e l'inizio del pontificato di Papa Francesco


Mons. D'Errico ha visitato la diocesi di Dubrovnik ed ha presieduto la celebrazione eucaristica della solennità di San Giuseppe nella cattedrale di Nostra Signora. Egli ha accolto l'invito del Vescovo Uzinić e insieme con la comunità diocesana ha pregato in comunione con Papa Francesco che a Piazza san Pietro ha celebrato la Santa Messa dell'inizio del suo pontificato. Il grande significato spirituale dell'avvenimento, celebrato dalla Chiesa universale proprio nel giorno dedicato alla “custodia” del Santo padre putativo di Gesù, è stato sottolineato dal Nunzio Apostolico in Croazia che ha svolto un'omelia intensa ed ha condiviso la benedizione del Santo Padre.
Il portale della Diocesi di Dubrovnik ha dedicato un ampio commento alla celebrazione del Vescovo D'errico insieme con una bella galleria fotografica e con un un efficace video incentrato sull'omelia.

Sullo stesso portale, a firma di Angelina Tadic, è riportato un commento con vasta galleria fotografica alla visita pomeridiana del Nunzio al centro storico svolta in compagnia del Vescovo e di alcuni funzionari. Sono riferite le impressioni del Nunzio sulla città e le sue dichiarazioni ai giornalisti che lo hanno intervistato. Dalla sintesi tradotta ad sensum leggiamo:
Il Nunzio ha detto di essere felice di visitare Dubrovnik in veste di Nunzio in Croazia. Egli ha fatto un confronto con la precedente esperienza di servizio in Bosnia-Erzegovina e in Montenegro ed ha espresso le preoccupazioni della Santa Sede per le sorti in queste nazioni della componente croata, sostanzialmente cattolica: "La Santa Sede è molto preoccupata per la scomparsa del popolo croato in Bosnia-Erzegovina e in Montenegro. La nostra preoccupazione deriva dal punto di vista religioso. Perché se scompare il popolo croato con lui scompare la fede cattolica. Vi è una continuità del popolo croato in tutti questi paesi, le radici stesse, la stessa fede, la tradizione, la devozione alla Chiesa e al Papa, le dinamiche stesse della missione, gli stessi doveri e gli obblighi per la pastorale. Ma c'è una grande differenza. In questi paesi, i croati sono solo un piccolo gruppo che ha grandi problemi. In Bosnia-Erzegovina non si sentono riconosciuti come popolo costituente, mentre la situazione è leggermente migliore in Montenegro. Qui in Croazia, l'atmosfera è completamente diversa, perché è un ambiente cattolico”. Per quanto riguarda il cattolicesimo in Croazia, dove le autorità non hanno alcun problema a riconoscere il valore storico della tradizione cattolica e la fede, il Nunzio Apostolico ha detto che questo sarebbe più una riscoperta del cattolicesimo. La fede cattolica è stata intimamente legata alla storia e all'identità dell'uomo croato. I Vescovi non possono abbandonare ciò che ha dato l'identità del popolo croato, e le tensioni che si registrano tra alcuni vescovi e il governo saranno senz'altro risolte ed avranno buon esito”.

 Anche le principali agenzie cattoliche croate (IKA e Glas Koncila) hanno divulgato commenti che si possono leggere ai link segnalati. Possiamo leggere tutti i contenuti dell'omelia direttamente dal testo in italiano preparato dal Nunzio.

Visita a Dubrovnik
Solennità di San Giuseppe
(Omelia, 19 marzo 2013)

Sono grato al Vescovo Uzinić per la gioia che mi dà oggi di celebrare con voi la Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale. Lo ringrazio vivamente per le parole di benvenuto che mi ha rivolto e per la fraternità con cui mi ha accolto. Saluto cordialmente i Vescovi presenti, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori di pastorale e tutti voi che partecipate con tanta devozione a questa Santa Messa.
Oggi è un grande giorno per la Chiesa Universale, perché questa mattina il Santo Padre Francesco ha inaugurato solennemente il Suo pontificato. Il Vescovo mi diceva che state pregando molto per Lui. Ora, come Rappresentante Pontificio, vorrei invitarvi ad intensificare la preghiera per Lui, specialmente in questa Santa Messa. Egli è Pietro, la roccia su cui è fondata la Chiesa; è il principio ed il fondamento visibile dell’unità. Il nostro augurio per Lui oggi - che si fa preghiera in questa Eucaristia - è che da tutti sia accolto fedelmente il Suo magistero; e per tutti Egli sia un costante punto di riferimento, soprattutto nelle difficoltà in cui talvolta vengono a trovarsi le Chiese particolari e le società civili.
Mons. Uzinić mi aveva invitato a venire a Dubrovnik due mesi fa, quando ancora era Papa il venerato Santo Padre Benedetto XVI, che oggi celebra la festa onomastica. Anche per Lui vorrei invitarvi a pregare oggi, come segno di filiale gratitudine per il molto che Egli ci ha dato, in otto anni di illuminato magistero e di esemplare ministero apostolico.
Inoltre, questo è un giorno importante per la vostra comunità diocesana anche perché voi celebrate il secondo anniversario dell’Ordinazione episcopale del vostro Vescovo. Ho un caro ricordo di quel giorno. Ero Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina. Mi trovavo a Mostar per la Sessione primaverile della Conferenza Episcopale di Bosnia e Erzegovina; e, naturalmente, nelle conversazioni con i confratelli Vescovi, l’Ordinazione del nuovo Vescovo di Dubrovnik era un argomento ricorrente. In questi due anni, Mons. Uzinić ha saputo raccogliere l’eredità spirituale dei venti anni di episcopato di Mons. Puljić; e abbiamo tutti apprezzato lo zelo e il dinamismo del suo ministero episcopale. Perciò, in questa Santa Messa rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che egli ha realizzato e sta realizzando; ci congratuliamo con Lui; e, guardando al futuro, affidiamo allo Spirito Santo, attraverso l’intercessione di San Giuseppe, i suoi progetti e le sue speranze per la Chiesa di Dio che è in Dubrovnik.
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Miei cari fratelli e sorelle, per la nostra meditazione vorrei proporre qualche breve riflessione sulla figura e sull’insegnamento di San Giuseppe, così come ci vengono presentati dai pochi passi di Vangelo che parlano di lui. Mi colpiscono soprattutto due aspetti. In primo luogo, egli appare nei momenti chiave dell’infanzia di Gesù, ma di lui non è registrata neppure una parola. In secondo luogo, si sottolinea sempre la sua piena disponibilità a fare la volontà di Dio.
Così avviene anche nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato. Giuseppe si trova dinanzi ad una situazione umanamente imbarazzante: Maria, sua promessa sposa, attende un bambino. Egli si domanda, come farebbe ogni uomo, cosa deve fare. Riceve un sogno, rivelatore dei disegni di Dio: “Non temere Giuseppe. Ciò che è avvenuto è opera dello Spirito Santo”. E la sua risposta è pronta e incondizionata: “Fece come l’angelo del Signore gli aveva ordinato”.
In questo senso possiamo capire una piccola nota dello stesso brano, ove si dice: “Era un uomo giusto”. Qui “giusto” non è da intendersi nel senso di giustizia distributiva, e cioè di dare a ciascuno il suo. Qui “giusto” significa che Giuseppe era un uomo pio: uomo sempre alla ricerca della volontà di Dio, e sempre animato da grandi criteri di amore per il prossimo. In altre parole, anche per Giuseppe, come per Maria sua sposa, alla base della sua vita c’è anzitutto un atteggiamento di fede, come ci viene suggerito dalla seconda lettura. Fede è fidarsi di Dio sempre, in ogni circostanza. Anche e soprattutto nelle difficoltà. Fede è sperare contro ogni speranza, nella rinuncia ai criteri dell’uomo, per un completo abbandono ai criteri di Dio.
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Nei giorni scorsi, pensando a questa celebrazione, mi chiedevo che cosa può dire in concreto a noi oggi l’esempio di Giuseppe. Vorrei limitarmi a presentare brevemente qualche pista di riflessione.
Prima pista. Giuseppe è uomo “giusto” che confida nel Signore. Egli ci dice che - quali che siano o che saranno le difficoltà che incontreremo - il nostro impegno di vita cristiana e il contributo che vogliamo dare a livello sociale e civile per il bene del Paese, devono nutrirsi soprattutto di fede e di preghiera. L’esempio di San Giuseppe ci ricorda che la preghiera non è un aspetto “opzionale” della vita cristiana. Come farebbe ogni figlio, che sa di avere un padre che si preoccupa di lui, dobbiamo presentare a Dio, che è nostro Padre celeste, le nostre ansie, le nostre difficoltà, le nostre speranze, i nostri desideri, i nostri progetti. Ed è proprio questo che vogliamo fare oggi: per noi, per le nostre famiglie, per la comunità diocesana, per la Chiesa, per il mondo intero, e specialmente per Papa Francesco e per Benedetto XVI.
Seconda pista. L’esempio di Giuseppe, uomo laborioso, che accompagna lo spirito di fede con lavoro intenso, umile e responsabile, ci dice che ciascuno deve avvertire il dovere di fare la sua parte, nella Chiesa e nella società. Nessuno deve esimersi da questa responsabilità. Ciascuno deve sentirsi chiamato da Gesù, il Maestro, a fare buon uso dei talenti ricevuti. Con serietà e responsabilità. Perché come si dice: “La casa grande si costruisce con piccoli mattoni”.
Terza pista. La vita di Giuseppe, uomo giusto, che cerca di conformare sempre le sue scelte ai criteri di Dio, ci invita a continuare la nostra ricerca, sincera e appassionata, dei criteri di Dio. Così com’è avvenuto in passato, secondo le migliori tradizioni del popolo croato, dobbiamo cercare in Lui, Padre celeste, e nella Parola di Gesù, il riferimento costante per le questioni che dobbiamo affrontare. Così, per esempio:  Dio è Amore, che pensa al di sopra dei criteri dell’uomo: perciò, come Lui siamo chiamati a diffondere perdono, misericordia e comprensione. Dio è Principe della Pace: come Lui, abbiamo il dovere di essere operatori di pace, annunciatori e costruttori di riconciliazione, lavorando insieme con tutte le persone di buona volontà, cercando insieme la soluzione dei problemi, in spirito di dialogo positivo e costruttivo. Dio è comunione di vita nelle diversità delle Persone: questa unità - unità nella diversità - è ciò che dobbiamo auspicare per le nostre comunità diocesane e per la società civile.
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Miei cari fratelli e sorelle, affido queste riflessioni alla celeste protezione di San Giuseppe, di San Biagio, e di Maria Madre della Chiesa. Attraverso la loro intercessione, prego per il Santo Padre Francesco e per Benedetto XVI, per il vostro Vescovo, per i degni sacerdoti che lo accompagnano nell’esercizio del Suo ministero episcopale, per tutti e per ciascuno di voi. Per tutti auspico abbondanza di benedizioni e di grazie, per il bene della Chiesa di Dio che è in Dubrovnik e della Chiesa Universale. Amen!


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